Facebook ha oscurato la foto di una panna cotta ai frutti di bosco
Il bot di Facebook che ci difende dal male, stavolta ha toppato e non è certo la prima volta.
Questa foto potrebbe mostrare immagini forti o violente. Ecco il monito generato automaticamente dal bot di Facebook che ci difende dal male: foto di morti ammazzati e così via. Purtroppo siamo curiosi come quelli che rallentano davanti agli incidenti, non lo facciamo neanche apposta ma capita, allora abbiamo aperto l’immagine e invece della testa mozzata di un narcos, della tragedia dei migranti o di una condanna a morte in diretta, abbiamo trovato una panna cotta ai frutti di bosco gentilmente fotografata dal Lord Up Pub.
Il robot che ha oscurato l’immagine sulla base di un algoritmo, deve aver pensato che tutta quella succulenta salsa rossa fosse sangue e, prima di offendere gli utenti, ha optato per la censura.
Se sulle prime questa cosa fa ridere, in realtà è la perfetta cartina tornasole dello stato di Facebook in Italia e delle sue contraddizioni inaccettabili. Sul social più famoso infatti è possibile minacciare di violenza, stupro o morte altri utenti, è possibile rubare l’identità, aprire gruppi inneggianti al fascismo o ad altre realtà vietate e defunte, è possibile pubblicare status razzisti, omofobi, aberranti senza incorrere nella sua giustizia interna, che preferisce punire una panna cotta.
Sappiamo di casi in cui Facebook ha censurato alcuni utenti che di cognome fanno Negri, perché la parola con la G è iscritta nella lista di quelle proibite, così come altri epiteti orribili che però cambiano di significato a seconda di chi sia la persona che li usa. Spesso infatti, cambiando il contesto, si stravolge il senso della frase. La parola criminale infatti può essere tirata in mezzo a una citazione, oppure scritta da un appartenente a una comunità specifica che ne stravolge il significato e fare di tutta l’erba un fascio andando a colpire a casaccio il rosso che sembra sangue è assurdo, per un mezzo potente come Facebook.
La trafila per riappropriarsi dell’account oscurato è lunga e spesso non c’è modo di parlare con un essere umano, quindi molti piombano in incubi kafkiani contro Robocop. A questo proposito sentiamo ancora più il bisogno di un ufficio operativo italiano per monitorare i 30 milioni di utenti Facebook e rispondere alle controversie senza bisogno di impazzire rispondendo a questionari precompilati.
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